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Disprassia e autismo: cosa sono e le differenze

Disprassia e autismo sono due disturbi che possono comparire nei bambini in età evolutiva, non sempre facili da diagnosticare.

Anche per questo, capita di confondere disprassia e autismo, cosa che non aiuta il lavoro degli insegnanti impegnati nel favorire lo sviluppo delle abilità degli alunni con queste difficoltà e nemmeno le famiglie, che non sanno cosa fare per aiutare i propri figli.

Quindi, se sei un docente o un genitore di un bambino che manifesta questi disturbi, continua leggere per capire meglio quali sono i suoi problemi e come sostenerlo al meglio.

La disprassia: cos’è e sintomi

La disprassia è un disturbo che coinvolge gli atti motori finalizzati al raggiungimento di uno scopo, ad esempio parlare. Il bambino disprassico non riesce a compiere questi atti rapidamente perché ha difficoltà nella loro progettazione, programmazione ed esecuzione finale.

La disprassia è congenita ed evolutiva ed è causata, secondo alcune teorie, da un insufficiente sviluppo di parti del sistema nervoso cerebrale.

Il disturbo può interessare tutti gli ambiti della motricità del bambino, infatti si parla di disprassia motoria, verbale, orale:

  • il movimento, incluso quello oculare
  • la lettura e il calcolo orale
  • la scrittura e la grafia
  • il linguaggio
  • la memoria
  • il pensiero

Tra i sintomi di disprassia ci sono: difficoltà di coordinazione fin dalle prime fasi di sviluppo (in assenza di altre tipologie di deficit); uno sviluppo motorio più lento compreso quello del linguaggio; movimenti goffi; un ritardo nell’organizzazione di giochi e compiti. Inoltre, il bambino disprassico ha problemi sociali, emotivi, comportamentali sia a scuola che nel contesto familiare e amicale.

La disprassia può manifestarsi come disturbo singolo, non necessariamente associato ad altri. Tuttavia, capita che si presenti nei bambini con epilessia, sindromi genetiche, malattie metaboliche e autismo.

Approfondisci. Leggi La disprassia a scuola: come intervenire.

Cos’è l’autismo

L’autismo è una sindrome comportamentale caratterizzata da un grave deficit di comunicazione verbale, non verbale, interazione sociale, comportamento, interessi e attività. Le cause dell’autismo non sono ancora certe, infatti si parla di sindrome neurobiologica e di fattori psico-ambientali.

L’autismo è un disturbo che coinvolge il bambino in tutte le sue attività provocandogli una disabilità generale che lo accompagnerà per tutta la vita.

Generalmente, i sintomi dell’autismo compaiono nei primi due anni del bambino e la diagnosi viene fatta entro i due anni e mezzo/3 anni. La diagnosi precoce di autismo può aiutare a intervenire tempestivamente sullo sviluppo del bambino e permettergli di acquisire alcune abilità comunicative e sociali.

Tra i segnali dell’autismo ci sono:

  • entro i due anni, l’assenza di determinati comportamenti tipici di un bambino di quell’età che inizia a interagire con i genitori e il mondo circostante. Ad esempio, il bambino non reagisce se chiamato per nome, non sorride e ricambia il sorriso, non segue i movimenti degli oggetti con lo sguardo, non emette suoni;
  • dopo i 24 mesi, i segnali dell’autismo diventano più evidenti e riguardano un deficit di capacità sociali, comportamentali, pensiero, linguaggio e comunicazione non verbale.

Facciamo degli esempi di segnali di autismo. Per quanto riguarda l’autismo non verbale, il bambino non sa gesticolare e non capisce i gesti delle altre persone. Anche le espressioni del viso e il contatto con lo sguardo sono scarsi o non corretti.

Quando inizia a parlare un bambino autistico? Di solito in ritardo manifestando difficoltà nel linguaggio.

A livello sociale il bambino autistico non prende parte ai giochi con gli altri bambini, non riesce a imitarne i comportamenti, rifiuta carezze, abbracci e il contatto fisico.

Per quanto riguarda i comportamenti, i pensieri, le attività: sono ripetitive e tendono a fissarsi su determinati ambiti, come gli orari o i numeri. Spesso, i bambini autistici sono goffi, abitudinari, poco orientati ai cambiamenti, anche dell’ambiente in cui vivono.

Disprassia e autismo: differenza

Descrivere cosa sono questi disturbi era fondamentale per aiutarti a capire la differenza tra disprassia e autismo.

Come abbiamo visto, il bambino disprassico non necessariamente deve anche presentare i disturbi dello spettro autistico. Alcuni sintomi sono comuni e questo spiega perché capita di confondere disprassia e autismo, soprattutto in presenza di disprassia generalizzata, anche perché la comorbilità è frequente.

Nel bambino autistico, la disprassia si può manifestare sia come incapacità di tradurre il pensiero dell’azione in movimento concreto, sia all’opposto nell’incapacità di rappresentare l’azione nella mente.

In presenza di disprassia e autismo non verbale, gli specialisti intervengono sull’articolazione del linguaggio lavorando anche sugli aspetti relazionali e linguistici della comunicazione.

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